Omelie di Mons. Antonio Donghi

30 marzo 2011

III DOMENICA QUARESIMA – Anno A – 27 marzo 2011

Filed under: c. Marzo 2011, Omelie anno 2011 — papolino25 @ 20:46

Letture: Es 17,3-7 Rm 5,1-2.5-8 Gv 4,5-42

OMELIA

Nel nostro cammino che ci porta giorno per giorno a riscoprire la gioia di essere discepoli nella conoscenza del Maestro, Gesù, dopo averci introdotti nella sua gloria e averci illuminati perché in lui fossero fissi i nostri cuori, oggi ci fa fare un passo ulteriore attraverso la riscoperta di una caratteristica dell’uomo nella quale il nostro cammino di discepoli si inserisce: Gesù è l’acqua di cui la creatura ha sete.

Quindi questa mattina ci dice che dobbiamo essere assetati del suo mistero perché il senso della vita possa avere un effettivo cambiamento.

Ma cosa vuol dire avere sete?

E’ questa un’esperienza che ogni uomo, a livello fisico, continuamente vive.

L’uomo non può vivere se non accostandosi continuamente alla bevanda liquida. Davanti a questo itinerario noi possiamo cogliere le due sfaccettature di cosa vuol dire avere sete, sia dal punto di vista umano, sia dal punto di vista cristiano.

Quando ci accostiamo al mistero dell’uomo avvertiamo come l’uomo, di qualunque cultura, sia assetato del senso della vita.

L’uomo è un ricercatore; in certo qual modo nel profondo del suo essere continuamente si pone la domanda: che valore ha la vita?

Attraverso la storia, attraverso gli avvenimenti, attraverso le relazioni dell’esistenza, ogni uomo lentamente giunge a dare una sua spiegazione, alla sua storia, perché se non dà un significato alla sua vita l’uomo non può vivere.

Questa, che è una condizione normale dell’uomo, diventa ulteriormente stimolante dalla prospettiva della vita cristiana. Gesù questa mattina si definisce come sorgente dell’acqua viva e noi sappiamo che conosciamo il Signore quando siamo immersi nell’acqua.

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28 marzo 2011

II DOMENICA QUARESIMA – Anno A – 20 marzo 2011

Filed under: c. Marzo 2011, Omelie anno 2011 — papolino25 @ 21:02
Letture: Gen 12,1-4 2  Tm 1,8b-10   Mt 17,1-9
OMELIA

Gesù invitandoci a vivere con lui il digiuno quaresimale ci ha detto che dobbiamo imparare ad amare il nostro quotidiano vivendo dell’Invisibile.

E’ il primo passo per poter veramente accedere alla coscienza profonda di cosa voglia dire essere discepoli.

L’uomo che in Cristo Gesù sa digiunare vivendo con amore le pareti della sua casa si apre all’Invisibile e, quindi, può veramente gustare la grandezza delle meraviglie di Dio. A chiunque abbia accolto questo inizio di cammino oggi Gesù insegna il metodo per poter essere, nella ferialità quotidiana, autentici discepoli del Signore: salire sul monte, vedere la gloria di Dio e scendere dal monte con la speranza di Dio.

Innanzitutto Gesù ci conduce sul monte e attraverso questo passaggio noi riviviamo l’esperienza di Abramo.

Salire sul monte è partire, è partire da una certezza “la pianura”, dal verde, da una sicurezza storica per affrontare l’avventura di salire verso la vicinanza di Dio, con il coraggio del fascino che viene da Dio. Chiunque, veramente, abbia perso il legame con l’io attraverso il digiuno e vive intensamente il primato dell’Invisibile, come Abramo, parte… abbandona…. mette da parte tutto ciò che può essere legato al suo soddisfacimento umano e sale verso la vicinanza di Dio: è quello che potremmo definire cammino nel fascino dell’Invisibile….. entrare nell’ineffabilità di Dio.

La bellezza del seguire è gustare l’Ineffabile.

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16 marzo 2011

I DOMENICA QUARESIMA – Anno A – 13 marzo 2011

Filed under: c. Marzo 2011, Omelie anno 2011 — papolino25 @ 20:13
Letture:  Gen 2,7-9; 3,1-7 Rm 5,12-19 Mt 4,4b
OMELIA

Il tempo della quaresima ci aiuta a vivere in modo più intenso ciò che potrebbe qualificare continuamente la nostra storia. La quaresima non è una parentesi nel cammino del cristiano, ma è un momento in cui il cristiano – con particolare intensità – fà l’esperienza d’essere discepolo del Maestro percorrendo le vie da lui seguite per poter maturare in quella mentalità che lo dovrebbe profondamente qualificare.

Anche noi, questa mattina, per poter dare intensità alla nostra scelta evangelica vogliamo seguire Gesù nel deserto vivendo l’esperienza di Gesù: il suo digiuno.

E’ il coraggio dello Spirito Santo di essere con Gesù nel deserto perché il deserto è la condizione abituale di chiunque voglia essere del Signore e, nel deserto, fare l’esperienza del digiuno.

Sicuramente la cultura di oggi ha messo facilmente da parte questo atteggiamento tradizionale della Chiesa e, qualche volta, può essere nato anche in noi l’interrogativo che significato possa avere quello che viene chiamato “il digiuno” della quaresima.

Dobbiamo sempre tenere presente che ogni atteggiamento del cristiano è solo un segno, non è un valore.

Il digiuno non è un valore, il digiuno è un segno!

Diversamente cadremmo facilmente in quella esperienza dell’uomo religioso che pensa di essere gradito a Dio perché fa tante cose…Il dramma della quaresima, se non stiamo attenti, sono le opere penitenziali che – in certo qual modo – illudono l’uomo d’essere in comunione con Dio.

Cerchiamo, nello Spirito Santo, di comprendere il senso del digiuno come “segno”.

Entrando in questa visione troviamo innanzitutto che il digiuno è un atto di culto a Dio dove l’uomo, sentendosi così proprietà di Dio, costruisce ogni istante come la gioia di conformarsi a Dio. ….E’ rinunciare ai gusti terrestri per crescere nei gusti celesti…è riscoprire che la nostra vita non è legata al concreto, ma il concreto è senso di qualcosa di più grande: siamo proprietà di Dio.

Usando la bella immagine che abbiamo ascoltato nel racconto della creazione dell’uomo, noi siamo “il soffio di Dio”…

Quindi il fatto di rinunciare a qualche cosa è valore – in quanto gesto – di un’esperienza interiore molto più profonda, nella quale noi vogliamo consacrarci all’oggi di Dio.

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8 marzo 2011

IX DOMENICA T.O. – Anno A – 06 marzo 2011

Filed under: c. Marzo 2011 — papolino25 @ 20:43
Letture: Dt 11,18.26-28.32 Rm 3,21-25a.28 Mt 7,21-27
OMELIA

Domenica scorsa Gesù ci invitava a vivere di Provvidenza, a vivere ogni frammento della nostra vita nelle sue mani. Questa esperienza della Provvidenza rappresenta la vera solidità della nostra vita poiché ogni nostro respiro è un atto della gratuità di Dio, una gratuità sommamente fedele.

Di fronte a questo darsi del Signore che ci dice che non siamo soli, l’uomo deve coinvolgere la sua libertà in questa esperienza della gratuità di Dio, poiché l’esistenza dell’uomo è tutta un dialogo tra la gratuità di Dio che si espande, il senso della Provvidenza e l’atteggiamento dell’uomo che impegna tutta la propria personalità per poter veramente dialogare in modo fecondo con Dio stesso.

Questa riposta dell’uomo diventa il discorso che Gesù questa mattina ci sta rivolgendo…l’attuazione di due parole sulle quali si costruisce la solidità della nostra esistenza e ci permette di essere uomini profondamente benedetti, luogo della fecondità di Dio.

Le due parole che Gesù questa mattina ci regala sono ascoltare e mettere in pratica. Dovremmo leggere queste due parole sullo sfondo del testo del libro del Deuteronomio per dare ad esse un significato molto più profondo di quello che – in modo immediato – potrebbe apparire al nostro orizzonte. Quando noi ascoltiamo Gesù che ci dice che dobbiamo “ascoltare” potremmo cadere in una interpretazione molto limitata: aprire le orecchie alla Parola del Signore…ma se noi riandiamo alla visione cara all’Antico Testamento su cui si costruisce il discorso della montagna, avvertiamo che la parola “ascoltare” ha un altro significato; per l’uomo dell’Antico testamento ascoltare voleva dire avere davanti agli occhi del cuore le meraviglie del Signore per poter veramente percepire a grandezza dell’amore di Dio.

Ascoltare è ricostruire la propria esistenza lasciandoci affascinare da Dio. (more…)

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