Omelie di Mons. Antonio Donghi

30 novembre 2010

I DOMENICA DI AVVENTO ANNO A – Anno A, 28 Novembre 2010

Filed under: m. Novembre 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 22:41
Letture: Is 2,1-5 Rm 13,11-14a Mt 24,37-44 

OMELIA

La solennità di Cristo Re dell’universo ci ha collocato nella pienezza della nostra esistenza.

In quella contemplazione abbiamo intuito la meta verso la quale stiamo andando, quella meta nella quale il Signore ci trasfigurerà pienamente nel suo mistero.

Davanti a questa realtà nasce in noi il desiderio di accedere a questa esperienza per poter essere nella autentica realizzazione della nostra vita: è il senso di questo tempo dell’avvento secondo quelle due belle immagini che ci hanno offerto, sia il testo profetico, sia quello apostolico. Il testo profetico ci ha detto che dobbiamo salire il monte della gloria di Dio.

…Salire verso il tempio del Signore…per cui noi cogliamo l’esistenza come un essere attirati dalla gloria di Dio.

La certezza che noi stiamo camminando verso questo mistero di gloria è l’attrazione di tutta la nostra vita, per cui, vivere è salire il monte del Signore, per giungere a quel contesto di gloria in cui saremo veramente realizzati.

L’altra bella immagine dell’apostolo Paolo ci dice di essere svegli, di bramare la luce, di camminare in questa luce lasciandoci da essa profondamente rivestire.

Ormai le tenebre sono passate, siamo immersi nella luce e bramiamo il meriggio di questa luce, quando il Signore ci renderà gloriosi nell’esperienza del paradiso.

Ecco perché il cristiano ha sempre davanti a sé questa meta esaltante di un cammino continuo, salendo verso la gloria di Dio e lasciandosi avvolgere dalla luce che non conosce tramonto.

Per “costruire” questa meta noi continuamente dobbiamo coniugare due verità (che fanno parte del nostro vissuto quotidiano): da una parte la presa di coscienza delle meraviglie di Dio e, dall’altra, la percezione di quanto noi – nell’itinerario storico – siamo profondamente “poveri”.

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21 novembre 2010

NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO – Anno C, 21 Novembre 2010

Filed under: m. Novembre 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 21:41

Letture:   2Sam 5,1-3 Col 1,12-20 Lc 23,35-43

OMELIA

Alla luce della risurrezione camminiamo nel tempo, pieno di travaglio e di oscurità, orientati verso il fine della nostra esistenza storia: l’unificazione in Cristo di tutto il percorso della nostra esistenza.

Oggi veniamo introdotti nella luminosità divina, nella quale ogni uomo canta la gioia d’essere veramente e pienamente se stesso. La solennità odierna ci presenta questo compimento per aiutarci comprendere che la speranza che anima il nostro percorso terreno non è risultata vana, ma raggiunge la sua verità e la sua pienezza. Chi nel tempo cammina con il Maestro, sarà pienamente se stesso con il Maestro in una gloria veramente intramontabile.

E’ l’esperienza di quella adorazione esistenziale che ora diventa eterna glorificazione.

La parola divina ci insegna a comprendere la profondità di questa meta facendoci contemplare il mistero della croce, perché fissando lo sguardo del cuore su di essa possiamo lasciarci introdurre nell’interiorità del Maestro, nel quale ogni uomo si sente chiamato a realizzare pienamente se stesso. In atteggiamento di adorazione siamo di fronte alla signoria del Crocifisso.

Dalla croce Gesù ha regnato, continua  a regnare nel tempo della chiesa e alla croce attira ogni umana creatura, perché realizzi pienamente se stessa.

Alla scuola di tale contemplazione riusciamo a comprendere la profondità di questa sua signoria.

Tre sono gli elementi che qualificano il quadro evangelico della regalità di Cristo:

  • il rifiuto degli uomini,
  • la solidarietà con ogni umana creatura,
  • la piena donazione di se stesso nelle mani del Padre.

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16 novembre 2010

XXXIII DOMENICA T.O. – Anno C, 14 Novembre 2010

Filed under: m. Novembre 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 21:25

Letture:       Ml 3,19-20    2 Ts 3,7-12     Lc 21,5-19

OMELIA

Domenica scorsa Gesù ci ha consegnato una regola che dovrebbe essere di continua speranza per ognuno di noi: noi siamo viventi nel Vivente.

Nell’itinerario della storia progressivamente noi risorgiamo ed entriamo in quella novità di vita che è la grande forza del nostro istante. Questa luminosità che Gesù ci ha consegnato domenica scorsa oggi si ritraduce con una nuova parola attorno alla quale Gesù ci porta a riflettere: la parola “perseveranza”.

Non solo dobbiamo essere profondamente convinti che viviamo del Risorto e quindi, progressivamente, cresciamo nell’ebbrezza della risurrezione, ma questa consapevolezza deve ritradursi nella perseveranza.

La potremmo infatti definire come la costanza dei valori davanti ai quali non ci ritiriamo mai, pur nelle conflittualità all’interno della storia.

La perseveranza è la capacità di non lasciarci schiacciare dalle oscurità della vita poiché la perseveranza  è una professione di fede esistenziale nella certezza che il Signore è in noi, ed è – con noi – pur nella drammaticità della storia:  noi siamo nella luce e camminiamo verso la pienezza della luce.

Le difficoltà della vita devono essere lette alla luce di questa certezza, che ci deve profondamente vivificare.

Per vivere profondamente questa perseveranza guardiamo al volto del mistero centrale della nostra esistenza e noi ben conosciamo che il mistero centrale della nostra esistenza è Gesù morto e risorto.

E’ una centralità che dovremmo continuamente avere dinnanzi, anzi, l’esperienza della storia, la drammaticità dell’ esistenza, le oscurità che avvolgono l’istante facendoci magari, qualche volta, perdere il respiro le dobbiamo collocare in questa esperienza di Cristo morto e risorto.

Gesù ce lo ha detto chiaramente: nelle difficoltà di qualunque natura possano essere, non dovete preoccuparvi di quello che dovrete dire, di quello che dovrete fare, Lui, il Signore parlerà…. Lui, il Signore… opererà, Lui, il Signore …ci dirà cosa dovremo fare, dire, come rapportarci con la storia.

La perseveranza nasce da questa profonda contemplazione del Cristo morto e risorto.

Quando il cristiano è davanti ai grossi interrogativi della vita deve concentrare la propria esistenza interiore in questa croce.

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9 novembre 2010

XXXII DOMENICA T.O. – Anno C, 07 Novembre 2010

Filed under: m. Novembre 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 20:53

Letture:    2Mac 7,1-2.9-14   2 Ts 2,16-3,5    Lc 20, 27-38

OMELIA

La celebrazione dei Santi e dei Defunti ci ha introdotti nell’esperienza della comunione gloriosa con loro. Queste celebrazioni ci hanno fatto gustare questa presenza di eternità beata alla quale ognuno di noi continuamente aspira.

Poiché tale progetto è per noi importante per ritrovare il gusto della vita, alla luce della parola che Gesù questa mattina ci regala, dovremmo intravedere su che cosa si costruisce la certezza della nostra resurrezione partendo da quella affermazione di Gesù che noi siamo “figli della risurrezione”.

Con questa affermazione Gesù ci dice che la fonte di questa novità di vita gloriosa è dentro di noi poiché l’esperienza della resurrezione è nella nostra persona in forza dell’incontro con il Cristo. Infatti quando siamo stati battezzati siamo diventati il luogo in cui abita il Risorto.

Nel momento in cui siamo stati battezzati siamo nati da Dio ed essendo nati da Dio siamo nati nel Verbo Incarnato – Morto e Risorto.

Nel momento del battesimo si è realizzata una morte e risurrezione mistica, cioè un’esperienza reale che progressivamente ci trasfigura. Il principio della gloria futura è in noi in forza dell’esperienza battesimale.

Una realtà che continuamente si sviluppa nell’itinerario di fede attraverso il mistero della celebrazione eucaristica nel quale riviviamo, in modo continuo, il gusto della risurrezione per cui, il momento della morte, sarà il momento nel quale noi ritradurremo in pienezza questa esperienza della risurrezione.

Allora intuiamo che la risurrezione nasce sostanzialmente dal fascino di Gesù Cristo che, abitando in noi, ci rende partecipi del suo mistero.

La risurrezione non è qualcosa che avverrà domani, ma è una realtà che noi stiamo già gustando perché siamo “viventi nel Vivente”.

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