Letture: Sir 3, 3-7.14-17 Col 3,12-21 Mt 2,13-15.19-23
OMELIA
Dio si fa uomo per dare all’uomo la capacità di esistere secondo il progetto di Dio.
La gioia del Natale è la gioia dell’essere veramente e pienamente uomini.
Di fronte a questa esperienza che qualifica il cristiano nel cammino della sua vita oggi ritroviamo la figura di Giuseppe per riscoprire, nella sua figura, il metodo a cui richiamarci perché il dono che Dio ci fa della nostra esperienza umana sia costruito nello stile del Vangelo. L’elemento che emerge chiaramente dal brano ascoltato è che Giuseppe è l’uomo della parola di Dio. Davanti alla sua esistenza complessa egli, attraverso il linguaggio del sogno e dell’obbedienza, mette in luce come la sua esistenza sia guidata da Dio che parla.
Dio infatti è parola perché vuol guidare l’uomo nel cammino della sua vita. Il cristiano ritrova veramente se stesso perché ascolta continuamente la parola e, in questo, val la pena entrare nella spiritualità del pio ebreo, di cui Giuseppe è l’espressione. Su questo sfondo scopriamo come il pio ebreo fosse l’uomo dell’ascolto della parola.
Giuseppe è l’ uomo che sogna, è l’uomo che obbedisce, è l’uomo che attraverso le sue scelte mette in luce come Dio dia compimento al suo mistero.
Ora, il pio ebreo, in due momenti fondamentali della sua vita si ritrovava uomo della Parola.
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L’esperienza della sinagoga,
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l’esperienza della preghiera quotidiana,
Questi due elementi formavano il pio ebreo.
Nel contesto della festa di oggi, la famiglia ebraica, nella quale Gesù è stato educato, viveva questa spiritualità.
Innanzitutto il primo elemento su cui si costruisce la spiritualità del pio ebreo era la sinagoga. Se andiamo alla letteratura giudaica troviamo questa affermazione molto bella: il sabato e la sinagoga sono un binomio indissolubile.
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