L’avvicinarsi delle solennità natalizie che ci portano ad incontrare il Signore ci stimolano ad entrare in noi stessi per avvertire se veramente abbiamo la sensibilità per entrare in questo incontro.
La fecondità di questo incontro è che tra i contraenti ci sia una comunione di intenti, di ideali, di sensibilità. Ecco perché la Chiesa ci pone dinanzi la figura di Maria, perché come lei, possiamo entrare nella sensibilità di Cristo per poterlo veramente riconoscere al momento della sua venuta.
L’interiorità di Maria è espressa molto bene nella conclusione del Vangelo.
Una conclusione che ci fa intravvedere l’interiorità stessa di Gesù: “Ecco sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua Parola”.
Questa espressione della Madonna ci richiama chiaramente le espressioni con le quali Gesù ha concluso la sua vita: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” e le espressioni che troviamo nelle lettere agli Ebrei dove, facendo proprio il salmo 39, Gesù dice: “Oblazione e sacrificio non hai gradito, ecco io vengo Signore per fare la tua volontà”.
La bellezza di incontrare Maria questa mattina è la bellezza di pregustare quell’interiorità di Gesù che nell’incontro del Natale sarà la nostra esaltante gioia.
Ma quali sono gli aspetti che Maria ha vissuto e che questa mattina ci vuole insegnare per rendere fecondo l’incontro del Natale?
“Ecco sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua Parola”
In questa espressione di Maria cogliamo tre aspetti che ci permettono di entrare non solo nella sua interiorità, ma pregustare l’incontro con Gesù: il senso dell’appartenenza a Dio – l’ebbrezza dell’obbedienza – il lasciar spazio alla creatività divina.
Innanzitutto l’intensa convinzione presente in Maria di essere tutta grazia…in quell’espressione “Serva del Signore”, scopriamo una radicale convinzione: Maria è il capolavoro della gratuità di Dio.
Non è il mistero dell’Immacolata Concezione?
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