Letture: 1 Sam16,1. 31Ef 5,8-14Gv 9, 1-41
OMELIA
La conoscenza di Gesù è il senso della nostra vita. In queste domeniche il divin Maestro lentamente ci conduce a ritrovare il metodo attraverso il quale possiamo giungere a questa conoscenza.
Domenica scorsa la sete ha condotto quella donna a porre l’atto di fede nel Maestro divino; oggi Gesù ci insegna un metodo sicuramente più difficile, ma è il metodo che nel cammino della fede Gesù ci vuole proporre: la coscienza di essere obbedienti al Maestro entrando nella solitudine del cuore.
Questi due filoni appaiono chiaramente nel testo evangelico.
Innanzitutto emerge l’atteggiamento di obbedienza: quel cieco nato, incontrato da Gesù, lascia fare a Gesù tutto quello che vuole e gli obbedisce; egli si consegna pienamente all’azione di Gesù.
Infatti, se guardiamo attentamente il linguaggio usato da Gesù, ci accorgiamo come egli renda il cieco ancora più cieco: una mentalità, questa, che difficilmente riusciremo a comprendere, ma quando l’uomo entra nell’obbedienza non guarda mai le modalità. Quando l’uomo entra nell’obbedienza, nell’ascolto e nell’esecuzione, la Parola è il principio della vita. Infatti nell’obbedienza la creatura si affida al Signore, facendo proprio i suoi atteggiamenti e le sue parole.
Quell’uomo cieco dalla nascita, ascoltando il Maestro e lasciandolo operare nella sua vita, giunge alla Luce. Non per niente nel linguaggio che abbiamo ascoltato dall’evangelista, la piscina di Siloe è il segno di Cristo, colui che viene dal Padre.