OMELIA
Letture: Zc 12,10-11;13,1 Gal 3,26-29 Lc 9,18-24
La gioia di essere discepoli passa attraverso un processo di continua attrazione come vedevamo domenica scorsa. Una attrazione nella quale si coniugano insieme l’esperienza della fede e l’esperienza della carità.
Nella fede si è fondati nell’amore e, guidati dall’amore, poniamo l’atto di fede.
Questa esperienza che lo Spirito Santo ci ha regalato domenica scorsa, oggi, vogliamo approfondirla cercando di cogliere quello che è il nucleo della nostra fede: il nostro credere e il nostro amare vivono della persona di Gesù.
L’apostolo Paolo ce lo ha chiaramente fatto intendere nel testo ascoltato della seconda lettura: la nostra fede, il nostro battesimo, la nostra esistenza è tutta in lui.
Allora chiediamoci come, nella fede, possiamo vivere della persona di Gesù e intuiamo come questo accesso alla persona di Gesù, anima della nostra fede e della nostra carità, ha luogo attraverso tre passaggi: accogliere, immedesimarsi, lasciarsi trasformare.
Sono tre elementi che dobbiamo sempre tenere vivi in modo che ogni volta che il Signore ci ponesse la domanda: “E tu, chi dici che io sia?” la risposta sia direttamente proporzionale a come noi sappiamo vivere questi tre aspetti della nostra esistenza.
Innanzitutto, per entrare nell’esperienza della fede animati dal fascino di Cristo, occorre essere aperti abbandonando ogni nostro desiderio.
Il credente è un puro di cuore che lascia spazio alla creatività di Dio perché Dio sia il Signore del cuore. Spesse volte non riusciamo ad entrare nella bellezza della fede perché ragioniamo troppo.
Il pensiero diventa un blocco per l’invadenza di Dio.
Il pensiero diventa un filtro all’esperienza di Dio che viene.
Ecco perché il credente ha la gioia di spalancare ogni giorno la propria persona al Signore! E’ il primo elemento fondamentale che dobbiamo ritrovare e lo abbiamo colto molto chiaramente nel dialogo che il Vangelo ci ha offerto. Gesù praticamente ha affermato: a voi non interessa quello che dice la gente che io sia (che sono pre-comprensioni al grande evento della salvezza)… dovete avere la purezza di cuore, spalancare la vita alla mia persona..!
Attraverso questo primo passaggio che ci purifica dai nostri desideri per essere pura sete del Maestro – come ha detto il salmo – è chiaro che il secondo passaggio è il gusto di lasciare abitare il Cristo.
Quante volte ce lo siamo detti!
La bellezza della fede è il gusto di percepire questa Presenza; il credere è lasciare abitare…e quando una persona lascia abitare la persona sommamente amata nel proprio cuore, in quel momento, la persona amata diventa il criterio della vita.
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