Omelie di Mons. Antonio Donghi

28 giugno 2010

XII DOMENICA T.O. – Anno C, 20 Giugno 2010

Filed under: f. Giugno 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 20:32

OMELIA

Letture:      Zc 12,10-11;13,1         Gal 3,26-29           Lc 9,18-24

La gioia di essere discepoli passa attraverso un processo di continua attrazione come vedevamo domenica scorsa. Una attrazione nella quale si coniugano insieme l’esperienza della fede e l’esperienza della carità.

Nella fede si è fondati nell’amore e, guidati dall’amore, poniamo l’atto di fede.

Questa esperienza che lo Spirito Santo ci ha regalato domenica scorsa, oggi, vogliamo approfondirla cercando di cogliere quello che è il nucleo della nostra fede: il nostro credere e il nostro amare vivono della persona di Gesù.

L’apostolo Paolo ce lo ha chiaramente fatto intendere nel testo ascoltato della seconda lettura: la nostra fede, il nostro battesimo, la nostra esistenza è tutta in lui.

Allora chiediamoci come, nella fede, possiamo vivere della persona di Gesù e intuiamo come questo accesso alla persona di Gesù, anima della nostra fede e della nostra carità, ha luogo attraverso tre passaggi: accogliere, immedesimarsi, lasciarsi trasformare.

Sono tre elementi che dobbiamo sempre tenere vivi in modo che ogni volta che il Signore ci ponesse la domanda:  “E tu, chi dici che io sia?” la risposta sia direttamente proporzionale a come noi sappiamo vivere questi tre aspetti della nostra esistenza.

Innanzitutto, per entrare nell’esperienza della fede animati dal fascino di Cristo, occorre essere aperti abbandonando ogni nostro desiderio.

Il credente è un puro di cuore che lascia spazio alla creatività di Dio perché Dio sia il Signore del cuore. Spesse volte non riusciamo ad entrare nella bellezza della fede perché ragioniamo troppo.

Il pensiero diventa un blocco per l’invadenza di Dio.

Il pensiero diventa un filtro all’esperienza di Dio che viene.

Ecco perché il credente ha la gioia di spalancare ogni giorno la propria persona al Signore! E’ il primo elemento fondamentale che dobbiamo ritrovare e lo abbiamo colto molto chiaramente nel dialogo che il Vangelo ci ha offerto. Gesù praticamente ha affermato: a voi non interessa quello che dice la gente che io sia (che sono pre-comprensioni al grande evento della salvezza)… dovete avere la purezza di cuore, spalancare la vita alla mia persona..!

Attraverso questo primo passaggio che ci purifica dai nostri desideri per essere pura sete del Maestro – come ha detto il salmo – è chiaro che il secondo passaggio è il gusto di lasciare abitare il Cristo.

Quante volte ce lo siamo detti!

La bellezza della fede è il gusto di percepire questa Presenza; il credere è lasciare abitare…e quando una persona lascia abitare la persona sommamente amata nel proprio cuore, in quel momento, la persona amata diventa il criterio della vita.

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18 giugno 2010

XI DOMENICA T.O. – Anno C, 13 Giugno 2010

Filed under: f. Giugno 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 21:40

Letture: 2 Sam 12,7-10.13                   Gal 2,16.19-21           1 Gv 4,10

OMELIA

L’esperienza eucaristica sazia il nostro desiderio di autenticità di vita proiettandoci giorno per giorno verso la pienezza della gloria. Essere nel mistero di Cristo attraverso l’esperienza eucaristica è avvertire un continuo rinnovamento esistenziale.

Questo cammino oggi viene ulteriormente approfondito attraverso quello che Gesù, mediante la Parola ascoltata, potrebbe indirizzarci: nella celebrazione eucaristica noi siamo saziati perché siamo perdonati.

La bellezza del celebrare i divini misteri è un’esistenza intrinsecamente perdonata.

Il brano evangelico infatti si colloca nel contesto di un banchetto, Gesù è invitato a quel banchetto e in quell’ambito avviene la grande rivelazione: “Le è molto perdonato perché molto ha amato”….ma come, questo mistero, così come l’Evangelista ce lo presenta opera in quella donna e, di riflesso, opera in ciascuno di noi?

La prima osservazione che possiamo cogliere dall’annuncio evangelico è che quella donna va da Gesù non perché ella vada dal Maestro, ma perché il Maestro l’ha conquistata. Infatti quella donna non ha problemi ad andare da Gesù .. in un contesto di molte persone… con le possibili critiche che sarebbero potute affiorare…. perché la sua vita era Gesù.

Il punto di partenza per entrare nella dinamica dell’essere perdonati è il fascino di Gesù.

Non sono i peccati che richiedono il perdono, ma la presenza personale di Gesù che attira l’uomo introducendolo nella sua intimità. Ecco perché leggendo attentamente il brano, Gesù, è il grande protagonista! E’ lui che attira quella donna, è lui – che è Signore –  nel cuore di quella donna!

Senza questa radicale attrazione non ci sarebbe stato tutto l’atteggiamento di quella donna.

Infatti, se guardiamo il suo comportamento, ci accorgiamo di due cose molto semplici: l’Evangelista nel momento in cui deve descrivere quello che avviene nella donna usa due linguaggi che troviamo nel mistero della morte – sepoltura – resurrezione di Gesù: i profumi, con i quali la donna cosparge i piedi di Gesù;  il fatto di andare dal Maestro per poter veramente godere della sua presenza.

La donna, attirata da Gesù, entra nel mistero della sua morte e resurrezione. Allora riusciamo a capire come – oltre il profumo – quella donna afferra i piedi di Gesù e glieli bacia: è’ l’atteggiamento delle donne quando incontrano il Risorto.

Nel momento in cui quella donna viene attirata da Gesù entra nella sua morte e resurrezione.

Il perdono dei peccati nasce dal gusto di far abitare in noi Gesù morto e risorto. L’uomo, ha detto molto bene l’apostolo Paolo, non entra in comunione con Dio in base alle sue opere ma in base al fatto che, nella fede, Cristo abita in noi.

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SS.MO CORPO E SANGUE DI CRISTO – Anno C, 06 Giugno 2010

Filed under: f. Giugno 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 21:27

Letture:  Gen 14,18-20                         1 Cor 11,23-26           Gv 6,51

OMELIA

La gioia di abitare nelle tre Persone divine come ci indicava Gesù domenica scorsa nella festa della Santissima Trinità è sempre attuale ogni volta che celebriamo i divini misteri dell’Eucaristia.

Infatti la festa del Corpus Domini vuol essere l’espressione concreta che l’esperienza della vita divina che il Signore ci regala sia sempre un’esperienza attuale. La Trinità è con  noi, cammina con noi e trasfigura ciascuno di noi attraverso la celebrazione eucaristica.

La bellezza dell’Eucaristia è lasciarci trasfigurare nella Santissima Trinità per diventare il volto luminoso del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Davanti a questo orizzonte che ci deve profondamente affascinare l’evangelista Luca, questa mattina, attraverso la narrazione di quell’episodio misterioso della moltiplicazione dei pani, ci indica il metodo perché possiamo veramente nell’esperienza eucaristica ritrovare la bellezza della vita, la fecondità della nostra identità, il gusto di camminare nel tempo, giorno per giorno. L’Evangelista inquadra il miracolo della moltiplicazione dei pani con la figura di Gesù che parla alle folle e guarisce gli ammalati.

E’ un elemento che l’Evangelista pone all’inizio del brano della moltiplicazione dei pani perché vuol evidenziare una cosa essenziale per poter celebrare quel dono inesauribile che è la moltiplicazione dei pani: occorre essere dei credenti, occorre che la Parola di Dio invada profondamente la nostra esistenza: è la persona di Gesù che affascina il discepolo e non gli permette esistenzialmente di andarsene via.

La Parola, il Signore, è un’attrazione continua e il suo fascino è la condizione per poter celebrare i divini misteri, perché quelle persone si sono ritrovate in una zona deserta senza pensare ad altro.

Il loro pensiero era stare con il Maestro, ascoltarne la voce, lasciarsi penetrare dalla Parola, godere l’entusiasmo della sua Presenza…. Ecco perché il cristiano quando si accosta a celebrare i divini misteri deve partire dalla premessa che l’Evangelista pone nel racconto ascoltato: il cristiano è preso da Gesù che parla.

In certo qual modo il dialogo quotidiano con il Signore nell’accoglienza della sua Parola diventa così profondo in noi per cui, senza il Signore, non possiamo più vivere!

E’ bello il confronto tra questo racconto della moltiplicazione dei pani e il racconto dei discepoli di Emmaus.

In entrambi i casi c’è il declinare della giornata e quei due discepoli hanno quella grossa affermazione di fede: “Rimani con noi Signore perché il giorno ormai volge al declino”….come quelle persone che nel declinare del sole stavano con Gesù.

Ecco perché il nucleo fondamentale dell’ Eucaristia non è un rito, ma il nucleo fondamentale e iniziale per l’Eucaristia è il fascino di una Persona… l’Eucaristia diventa l’espressione rituale di un fascino che nasce dalla Parola..e quando il Signore “parla” nasce istintivo nell’uomo il desiderio dell’intimità.

Ecco perché Gesù davanti a quelle folle che sono prese dal suo mistero e dalla sua persona Gesù dà da mangiare! Dà da mangiare introducendole nella sua intimità.

Ecco perché il cristiano quando si pone la domanda che senso abbia l’Eucaristia, dice sempre a sé stesso: non c’è nessuna persona che parli bene come il Maestro, voglio stare con lui,…per cui la figura di Gesù diventa il criterio dell’Eucaristia.

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4 giugno 2010

SANTISSIMA TRINITA’ – Anno C, 30 Maggio 2010

Filed under: e. Maggio 2010, Omelie Anno 2010 — papolino25 @ 20:25

Letture: Pr 8,22-31               Rm 5,1-5        Gv 16,12-15

OMELIA

L’esperienza della Pentecoste ci ha fatto intuire come il gusto della presenza del Cristo scaturisce dalla creatività dello Spirito Santo.Il cristiano perciò è continuamente guidato dallo Spirito perché si costruisca in lui sempre più il volto del Risorto.

Ma questo rapporto ci introduce nella contemplazione del volto del Padre (come ci ha detto ancora questa mattina l’evangelista Giovanni) completando in tal modo quello che è il mistero di Dio nel quale la nostra vita è costruita e alla luce del quale noi operiamo continuamente le nostre scelte.Il cristiano ha il gusto di essere luogo in cui il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono presenti, attivi e creatori.

E’ il gusto della vita divina che ci deve profondamente prendere; è godere di quella circolarità per cui la nostra esistenza partita dalla Trinità gode, oggi, della Trinità per essere immersi in questa luce inesauribile che è la vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

E’ il mistero nel quale godiamo di immetterci per poter veramente godere la vita per cui, il cristiano, anche quando è solo canta una mirabile comunione: in lui il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono attivi…. siamo una solitudine che contempla l’attività di tre Persone divine!

Quindi quando riusciamo a cogliere la nostra esistenza in questa visione è un’esistenza che continuamente viene rigenerata. Ora, tale ricchezza, è qualcosa che si è profondamente calato nella nostra esistenza – e ce lo ha detto molto bene l’apostolo Paolo in quel testo della lettura ai Roman – l’Apostolo ci aiuta ad avvertire lo stretto e inscindibile rapporto tra le tre Persone divine e le tre virtù teologali.

L’uomo che gode delle tre Persone divine è anche la fecondità delle tre virtù teologali.

Infatti, quando siamo stati battezzati, siamo stati immersi nella stabile e definitiva relazione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel momento in cui siamo stati battezzati, le tre Persone divine sono venute ad abitare dentro di noi e non ci lasceranno mai perché esse, una volta presa dimora in noi, continuano ad essere creative in noi e la loro creatività si qualifica nella fede, nella speranza e nella carità.

La vita trinitaria è dono, la vita teologale è dono.

Se guardiamo attentamente la fede, la speranza e la carità sono l’agire delle tre Persone divine.

Infatti la fede non è il Cristo dentro di noi?

L’apostolo Paolo dice molto bene: “Cristo abiti mediante la fede nei vostri cuori!” :  il credente dice: Gesù è presente.. e, quindi, quando il Signore “è presente” c’è anche la fede, perché la vitalità di Cristo è credere!

Quando noi crediamo non abbiamo problema di capire o non capire, il credere è gustare una Presenza rigeneratrice dentro di noi; credere è la percezione della divina presenza di Gesù, morto e risorto, per cui l’uomo, poiché è stabile dimora di Cristo è un credente.

Di riflesso, poiché l’esperienza del Cristo è legata alla creatività dello Spirito Santo, ecco la speranza.

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