Letture: Is 50,4-7 Fil 2,6-11 Mc 14,1-15,47
OMELIA
Il discepolo è chiamato ad assumere i sentimenti del Maestro.
Il racconto della passione, nel suo punto culminante che è l’esperienza della croce, riassume la vita di Gesù ed è il punto di riferimento a cui ogni cristiano, continuamente, deve rivolgere lo sguardo.
Il discepolo è un costante contemplativo del Crocifisso. Gli evangelisti nel narrare la passione del Maestro non fanno niente altro che sintetizzare l’intero percorso della sua vita.
Alla luce del brano ascoltato questa mattina vogliamo soffermarci su quel grido: qual è stato il senso del grido di Gesù sulla croce?
Un grido accompagnato dall’inizio del salmo 22.
In un’immediata lettura di questo grido potremmo pensare ad un momento di disperazione, quel grido invece è la forza della speranza di Gesù, è il gridare di colui che -nel dramma che sta vivendo – si consegna pienamente nelle mani del Padre che non lo deluderà. E’ il grido di chi sa che non sarà mai deluso. In quel grido percepiamo quella comunione con il Padre che ha caratterizzato tutta la sua vita; in quel grido c’è l’emergere di uno stile di vita.
Quando entriamo nell’esperienza di Gesù cogliamo chiaramente come la sua storia sia stata la storia della comunione con il Padre. La preghiera notturna di Gesù, da questo punto di vista, è estremamente significativa: nel buio della notte, la luce del dialogo.
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