Letture: Ger 31,7-9 Eb 5,1-6 Mc 10,46-52
OMELIA
La bellezza della vita del discepolo è sperimentare la continua novità che Dio gli offre….è la bella visione che ci ha regalato il profeta poiché la fecondità del seguire il Maestro è avvertire una radicale trasformazione della nostra vita, diventare uomini nuovi che sanno rendere nuove tutte le cose.
E questo incontro che noi abbiamo continuamente con Gesù e che ci dà la novità della vita, oggi si orienta verso la percezione di un elemento fondamentale nel cammino della fede: la capacità di vedere.
Infatti, cosa vuol dire essere uomini ciechi se non la perdita di un’ autentica relazionalità con gli altri, di una piena autonomia… e quindi – fondamentalmente – una esperienza di schiavitù?
Ora, perché Gesù dà tanta importanza e, di riflesso, l’evangelista alla guarigione di questo cieco?
Che cosa ci può regalare il Maestro attraverso questo miracolo?
Allora dobbiamo entrare nella comprensione di cosa voglia dire “vedere”… poiché, solo entrando in quest’ottica, riusciamo a capire il senso del miracolo. Il vedere può essere letto da due angolature: l’uomo, con la propria vista, si immette nell’orizzonte di discernere il reale e quindi entra nella autonomia della libertà, del discernimento, delle scelte….. l’uomo vede e decide.
Ma, se guardiamo attentamente il racconto, possiamo coglierne forse un significato più profondo e più vero: cos’è il senso del vedere?
Se noi guardiamo attentamente, l’esperienza del vedere non è semplicemente un fatto sensoriale dove l’uomo intravede il reale, fa delle scelte e quindi cammina in un certo modo; quando noi entriamo nell’esperienza del vedere, il vedere è diretto, alimentato, dall’esperienza del desiderio del cuore.
Perché il vedere è il cuore che vuol lasciarsi penetrare da qualcosa d’altro……… è il cuore che desidera essere penetrato dalla luce della vita, dal senso della vita…. in quella forte esclamazione: “Gesù, figlio di Davide, dammi la vista!” noi scopriamo l’uomo che desidera essere illuminato dalla potenza di Dio.
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